Artigiano in Italia, professore in Africa

Insegnare ad aggiustare un’auto, a diventare sarte, falegnami o elettricisti. Artigiani ormai quasi introvabili nell’Europa ricca, e non ancora sufficienti nell’Africa che cresce con difficoltà. E’ nata così, a Soddo Hosanna, nel sud dell’Etiopia, una scuola dei mestieri che ricorda quelle di inizio Novecento nelle città italiane ed è collegata con Novara.

Ad avere l’idea, e a mettere in moto una straordinaria catena di solidarietà, dove i benefattori non danno soldi ma almeno due mesi della loro vita, è stata la Confartigianato di Novara e del Verbano. “Nel 2000, abbiamo presentato il primo progetto a Giovanni Paolo II” racconta Franco Panarotto, direttore dell’associazione e responsabile dell’idea. “Subito il Papa è stato entusiasta e lo ha sostenuto. Nella stessa regione etiopica lavoravano già i cappuccini di padre Marcello, persone straordinarie che gestiscono un ospedale e ora apriranno una comunità di accoglienza per ragazzi di strada. Mancava qualcuno che, al di là della solidarietà, pensasse alla formazione professionale, cioè a quell’obiettivo che tutti condividiamo ma che resta il più difficile: fare in modo che i giovani africani possano restare nella loro terra e guadagnarsi da vivere”.

Non ci servono soldi ma persone, è lo slogan che appare sui manifesti della Confartigianato per l’Etiopia. Un messaggio rivolto anzitutto a chi è già andato in pensione e può dedicarsi a trasmettere un sapere che in Italia non va più di moda. Ma che pure qualche giovane ha raccolto. Come Franco P., falegname a Domodossola, che in passato aveva già lavorato in Mozambico: “E’ un’idea giusta e seria, per questo chiudo il mio laboratorio per due mesi e mi trasferisco a Soddo”.

La scuola, oltre 6 mila metri quadrati di spazio e macchinari modernissimi, ha già concluso il suo primo anno di corsi, diretta da un etiope, padre Aklilu, e da Antonio Striuli, che in Veneto ha diretto fino al momento della pensione un istituto di formazione e ora si occupa di far quadrare i conti. I primi diplomati, ragazzi tra i 16 e i 23 anni, hanno già presentato i loro progetti per diventare artigiani in proprio, a Soddo o in altre città.

Ma molti giovani arrivano dalle terre agricole della regione, da villaggi lontani 50, 100, 200 chilometri, in un paese dove andare a piedi è tuttora considerato il mezzo più sicuro per spostarsi e dove l’età media non supera i 42 anni perché l’Aids e la malaria uccidono ogni anno migliaia di persone.

In un mese già 20 artigiani italiani hanno risposto si all’appello della Confartigianato, dal Piemonte e dalle Marche, dal Lazio e dalla Lombardia. I primi tra loro partiranno in tempo per l’inizio del prossimo anno scolastico, il 1° ottobre.

Ogni due mesi, scatterà il cambio: l’appello non ha scadenza, anche perché per far funzionare la scuola servono dai quattro ai sei docenti per volta (per aderire si può telefonare allo 07122931). Un progetto che promette uguaglianza per tutti. Gli studenti vengono selezionati tenendo conto della provenienza: ognuna delle diverse etnie della regione dovrà avere pari opportunità e un pari numero di accessi alla scuola. Niente male per un gruppo di artigiani in pensione che non ha mai studiato diplomazia né peace keeping e che vuole soltanto insegnare come funzionano una sega, una pialla, un tornio e una macchina per cucire.

Articolo di Vera Schiavazzi – Fonte Panorama del 10/08/2006

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