Terzo Settore e riforma fiscale: il via libera dell’UE cambia tutto
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- Articolo di Ancos
- ANCoS, Terzo Settore
Dopo anni di attesa, la Commissione Europea ha finalmente approvato la riforma fiscale che introduce nuove agevolazioni per gli enti del Terzo Settore in Italia. Questo traguardo segna la fine di un lungo periodo di incertezza e apre le porte a un sistema più stabile e sostenibile per il settore non profit.
Il riconoscimento dell’Unione Europea certifica che le misure previste non costituiscono aiuti di Stato, poiché gli enti del Terzo Settore svolgono attività di interesse generale senza finalità di lucro. Il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali ha confermato che il nuovo regime entrerà ufficialmente in vigore dal 1° gennaio 2026, garantendo un trattamento fiscale più equo e strumenti di finanziamento innovativi.
Cosa cambia con la riforma fiscale per il Terzo Settore
L’approvazione della riforma fiscale introduce nuove misure di esenzione per gli enti non profit. In particolare, gli utili destinati a sostenere l’attività statutaria o ad accrescere il patrimonio dell’ente non saranno soggetti a tassazione. Saranno inoltre previsti incentivi per i finanziatori, con agevolazioni dedicate a chi investe nel Terzo Settore.

Un aspetto innovativo della riforma riguarda l’introduzione dei cosiddetti titoli di solidarietà, strumenti finanziari che garantiranno agli investitori lo stesso regime fiscale applicato ai titoli di Stato, con un’aliquota agevolata del 12,5%. Questa novità potrebbe favorire un afflusso di capitali destinati ai progetti sociali, aumentando le opportunità di autofinanziamento per le organizzazioni.
Dal punto di vista operativo, i nuovi regimi forfettari semplificheranno la gestione fiscale di associazioni di promozione sociale e organizzazioni di volontariato con entrate inferiori a 130.000 euro, sostituendo la legge 398/1991. Inoltre, saranno definiti nuovi parametri per stabilire quando un’attività può essere considerata non commerciale, garantendo maggiore chiarezza normativa agli enti del settore.
La fine delle ONLUS e la transizione al nuovo sistema
Un altro cambiamento significativo riguarda le ONLUS, che dovranno adeguarsi al nuovo sistema fiscale entro il 31 marzo 2026. Con la soppressione del vecchio registro, le organizzazioni avranno l’opportunità di iscriversi al Registro Unico Nazionale del Terzo Settore (RUNTS) e continuare a beneficiare delle agevolazioni previste dalla riforma. Le ONLUS che non si adegueranno dovranno devolvere il patrimonio accumulato secondo le disposizioni di legge.
Questo passaggio sancisce una trasformazione profonda nel sistema di tassazione del non profit, con un quadro normativo più chiaro e coerente con le regole europee. La nuova impostazione punta a favorire una gestione più sostenibile delle risorse, garantendo agli enti la possibilità di generare un margine di utili, purché reinvestiti nelle attività sociali.
Il ruolo del Ministero dell’Economia e delle Politiche Sociali
Dopo l’approvazione dell’UE, il Ministero dell’Economia e delle Politiche Sociali sarà chiamato a definire le linee guida operative per l’attuazione della riforma. In collaborazione con l’Agenzia delle Entrate, verranno forniti chiarimenti tecnici sulle nuove regole fiscali, assicurando un’applicazione uniforme delle disposizioni.
Parallelamente, il governo lavorerà per completare l’iter normativo relativo ai titoli di solidarietà e agli incentivi per gli investimenti nelle imprese sociali, due aspetti ancora in fase di approfondimento con la Commissione Europea. L’obiettivo è garantire un quadro fiscale stabile e favorevole per gli enti che operano nel settore dell’economia sociale.
Per ulteriori dettagli ufficiali sulle nuove disposizioni, è possibile consultare il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, dove saranno pubblicati gli aggiornamenti normativi.
Con un regime fiscale più equo e strumenti di finanziamento innovativi, il Terzo Settore si prepara a un nuovo capitolo, dove sostenibilità e trasparenza saranno i pilastri portanti.